Bio Balzac - A Giava con Honoré De Balzac

Vai ai contenuti



Balzac nasce a Tours nel 1799, in una famiglia della media borghesia che si trasferisce a Parigi quando lui è adolescente. Inizia gli studi di giuri­sprudenza alla Sorbona e si impiega come scrivano in uno studio notarile. Nel 1819 ottiene dal padre un modesto assegno per dedicarsi all’attività lette­raria e, in una soffitta di rue Lesdiguières, vicino alla Bastiglia, scrive le sue prime opere, una trage­dia in versi e un romanzo filosofico, che non han­no alcun successo. Si dedica allora al giornalismo e a una produzione di tipo commerciale, ispirata al romanzo nero inglese, che firma con lo pseudoni­mo di Lord R’hoone. Si butta anche in un’iniziati­va nel campo editoriale e tipografico, che si rivela rovinosa e che lo lascia pieno di debiti.

Purtroppo, non è che la prima di una lunga serie di specula­zioni sfortunate, fra le quali vi è anche il tentato sfruttamento di alcune miniere d’argento in Sarde­gna. Nel 1830 pubblica il saggio La fisiologia del matrimonio, che ha molto successo e crea anche scandalo. Lo stesso anno, decide di aggiungere un de al suo cognome, ispirandosi forse al letterato del ’600 Jean-Louis Guez de Balzac, di Angoulème, la città che viene citata all’inizio di questo libro. Concepisce l’idea di un ciclo di romanzi che chia­merà Commedia umana, nella quale fa confluire personaggi già creati, facendoli apparire in nuove vicende. L’ampia narrazione mira a raffigurare la vita sociale in tutti i suoi aspetti.

Balzac sostiene che vi è un’influenza della professione sull’indivi­duo e un rapporto fra le caratteristiche del corpo e le inclinazioni dell’animo e in quest’ottica egli ana­lizza le persone, le attività, gli ambienti, le paren­tele, le amicizie, le arti. I personaggi descritti sono talmente numerosi che l’Autore afferma di stare facendo concorrenza all’anagrafe. Fra i tanti titoli, ne citiamo due fra i più famosi: Papà Goriot e Eugénie Grandet. Nel 1833, aveva conosciuto la nobildonna polacca Eveline Hanska, dal carattere duro e diffidente. Egli la inseguirà per il resto del­la sua vita, inondandola di lettere, che ci permettono di seguire i suoi programmi e le vicende del­la sua produzione. A volte, per non irritarla, si va a cacciare in situazioni paradossali. Nel 1836, è a Torino per una missione, accompagnato dalla moglie di un cancelliere del tribunale di Limoges. Per evitare che la notizia giunga alle orecchie della Hanska, fa travestire da uomo la giovane donna e la presenta come suo segretario, ma si accorge ben presto che è impossibile introdurla in società senza che l’inganno venga scoperto.

Il 14 marzo del 1850 sposa Eveline, dopo averla raggiunta in Ucraina. Muore cinque mesi più tardi. Il ritmo prodigioso del suo lavoro dagli orari stranissimi - a letto alle sei di sera, sveglia all’una, lavoro fino alle otto, pausa di un’ora con caffè e tartine imbur­rate ricoperte di sardine all’olio, poi di nuovo al lavoro fino alle diciassette - i troppi caffè bevuti per tenersi sveglio hanno logorato il suo fisico. Uno dei dispiaceri più grandi, oltre che dai molti critici ostili, gli è venuto dall’Académie Française, di cui ambisce far parte. L’illustre istituzione acca­demica ha sempre rifiutato la sua candidatura.

Torna ai contenuti